Com'era l'onda di Sandro Penna

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Com'era l'onda

Com'era l'onda sullo scoglio aperta
così su quella fronte a me diletta
era il mio amore, e non sapevo quanto
ne gioisse lo scoglio o fosse in pianto.


(Sandro Penna, Poesie Inedite)

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Città vecchia di Umberto Saba

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Città vecchia

Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un'oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va
dall'osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l'infinito
nell'umiltà.

Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d'amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s'agita in esse, come in me, il Signore.

Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.


(Umberto Saba, Tutte le poesie)

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C'è una solitudine dello spazio di Emily Dickinson

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C'è una solitudine dello spazio

C'è una solitudine dello spazio
una solitudine di mare
una solitudine di Morte, ma queste
son compagnia
rispetto a quel luogo profondo
quell'intimità polare
un'anima dinanzi a sé stessa,
Infinità Finita.


(Emily Dickinson, Poesie)

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Brezza marina di Stephane Mallarmè

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Brezza marina

La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri.
Fuggire! Fuggire laggiù! Io sento uccelli ebbri
d'essere tra l'ignota spuma e i cieli!
Niente, né i antichi giardini riflessi dagli occhi
terrà questo cuore che già si bagna nel mare
o notti! Né il cerchio deserto della mia lampada
sul vuoto foglio difeso dal suo candore,
né giovane donna che allatta il suo bambino.
Io partirò! Vascello che dondoli l'alberatura
l'ancora sciogli per una natura straniera!
E crede una Noia, tradita da speranze crudeli,
ancora nell'ultimo addio dei fazzoletti!
E gli alberi forse, richiamo delle tempeste
son quelli che un vento inclina sopra i naufragi
sperduti, senz'alberi, senz'alberi, né verdi isolotti...
Ma ascolta, o mio cuore, il canto dei marinai!


(Stephane Mallarmè, Poesie)

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Barcarola di Pablo Neruda

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Barcarola

Se solamente mi toccassi il cuore,
se solamente mettessi la tua bocca sul mio cuore,
la tua bocca sottile, i tuoi denti,
se mettessi la tua lingua come una freccia rossa
lì dove il mio cuore polveroso martella,
se soffiassi nel mio cuore, vicino al mare, piangendo,
suonerebbe con rumore scuro, con suono di ruote
di treno assonnate,
come acque vacillanti,
come l'autunno in foglie,
come sangue,
con un rumore di fiamme umide che bruciano il cielo,
suonando come sogni o rami o piogge
o sirene di un porto triste,
se tu soffiassi nel mio cuore vicino al mare,
come un fantasma bianco,
al bordo della schiuma,
in mezzo al vento,
come un fantasma scatenato, in riva al mare,
piangendo.

Come diffusa assenza, come campana improvvisa,
il mare spartisce il suono del cuore
mentre piove e si fa sera sulla costa solitaria:
la notte cade incontrastata
e il suo lugubre azzurro di naufrago stendardo
si popola di astri d'argento affievolito.
E il cuore suona come un'aspra conchiglia,
chiama, oh mare, oh lamento, oh disciolta paura
sparsa in disgrazie e in onde scardinate:
dalla sonorità il mare accusa
le sue ombre reclini, i suoi verdi papaveri.

Se esistessi all'improvviso in una costa lugubre,
circondata dal giorno morto
dinanzi a una nuova notte,
piena d'onde,
e soffiassi nel mio cuore di freddo pànico,
soffiassi nel sangue solitario del mio cuore,
soffiassi nel suo moto di colomba con fiamme,
suonerebbero le sue nere sillabe di sangue,
crescerebbero le sue incessanti acque rosse,
e suonerebbe, suonerebbe a ombre,
suonerebbe come la morte,
chiamerebbe come un tubo pieno di vento o pianto,
o una bottiglia che versa orrore a fiotti.

È così; e i baleni coprirebbero le tue trecce
e la pioggia entrerebbe dai tuoi occhi aperti
a preparare il pianto sordo che racchiudi,
e le ali nere del mare girerebbero intorno
a te, con grandi artigli e crocidii e voli.

Vuoi essere il fantasma che soffia, solitario,
in riva al mare il suo sterile, triste strumento?
Se solamente chiamassi,
il suo suono prolungato, il suo malefico fischio,
il suo ordine di onde ferite,
qualcuno verrebbe forse,
qualcuno verrebbe,
dalle cime delle isole, dal fondo rosso del mare,
qualcuno verrebbe, qualcuno verrebbe.

Qualcuno verrebbe, soffia con furia,
che suoni come sirena di nave guasta,
come lamento,
come un nitrito in mezzo alla schiuma e al sangue,
come un'acqua feroce che si morde e che suona.

Nella stagione marina
la sua conchiglia d'ombra circola come un grido,
gli uccelli del mare la disprezzano e fuggono,
le sue strisce di suono, le sue lugubri sbarre
si alzano sulle sponde dell'oceano solo.


(Pablo Neruda)

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